
Apostoli
La luce e la vita
La luce e la vita
Data: 2025/04/04
Giovanni 1
[4] In Lui era la vita e la vita era la luce degli uomini;
[5] la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l'hanno accolta.
Come detto altrove Eva, il cui nome nome in Ebraico si scrive Chàvva vuole dire vita.
In alfabeto ebraico è scritto חַוָּה
ח (Chet)
ו (Vav)
ה (Het)
Abbiamo quindi due lettere del tetragramma: la vav e la het ma anche la prima Chet che è graficamente simile ad una Het ma non ha il taglio, ovvero il soffio dell'onnipotente e manca la Yod iniziale.
La Chet è sia parte strutturale sia della parola vita che della parola peccato. E' uno stretto corridoio chiuso, come la vagina, che solo dal lato in cui le cose entrano che pure escono.
La differenza con la Het è che è simile, a parte il fatto che lascia uscire dalla parte della lettura delle scritture il soffio che rende la vita all'anima.
Ma anche il verso della scrittura è controintuitivo in quanto procede da destra verso sinistra facendo ci che chi scrive si sporchi con l'inchiostro delle parole precedenti, ed anche questo è una metafora. Difatti oltre che sporcarsi, si rischia di cancellare ciò che si è scritto precedentemente, come nella vita, che man mano che si procede nei secoli viene cancellato ciò che fu prima, mano la parola di Dio che è eterna.
Quindi diremo che la vita dell'uomo sta nelle lettere ח (Chet) ו (Vav) ה (Het) mentre l'eterno è nelle lettere (Yod) ה (Het) ו (Vav) ה (Het). Difatti l'eterno ha sia un principio eterno, il soffio ed una fine che crea un nuovo soffio, mentre la vita dell'uomo ha un principio che ha in esso sia la vita che il peccato ed il fine genera un nuovo soffio.
Quindi cosa intendono gli scritti sacri per vita?
La vita è qualcosa che nella nostra percezione intendiamo come allegria, spensieratezza, gioia, giovinezza, bellezza, divertimento, benessere, energia... o talvolta per tanti, come una preoccupazione, triste e dura, ma in effetti è qualcosa che attira la nostra attenzione.
Ma in effetti quello che attira effettivamente la nostra attenzione è la luce che hanno in se le cose.
Le cose che attirano la nostra attenzione, come il vociare su qualcuno, un dubbio, la rivelazione di un qualcosa di oscuro, qualcosa che percepiamo possa nascondere un mondo di articolate interazioni e comportamenti che ci fa comodo conoscere per via della nostra curiosità.
Ognuna di queste cose è innegabile che siano come delle luci nel buio che attirano la nostra curiosità e con essa attenzione.
Queste sono cose che desideriamo comprenderle, curiosità che vogliamo afferrare, taluni si avvicinano anche per aiutare, quindi per spirito di vicinanza.
Oppure sono soddisfazioni che ci vogliamo togliere, quei tarli fissi che non ci fanno pensare altro che all'evidenza o al presentimento.
E' anche vero che la nostra attenzione tante volte è rappresentato dal desiderio di poterne poi condividere le conclusioni e far giustizia in noi e attorno a noi tramite le sentenze che traiamo dalla nostra capacità di valutarle.
Talvolta ci attira una risata, o il desiderio di essa, talvolta infatti una luce è una battuta o una parola detta a suo tempo, allo stesso modo il contrario.
Tante volte reagiamo tramite persecuzione di chi improvvido si è trovato sulla nostra strada nel momento sbagliato del giorno sbagliato.
La luce che gli altri vedono di noi è ciò che è curioso da parte degli altri, la bellezza come l'incapacità, come quando in qualcuno notiamo un difetto esso tante volte diventa centrale, quella la luce in mezzo al buio della cupa ignoranza che ognuno ha in se, che diventa centrale rispetto ad ogni altra cosa, come l'albero al centro del giardino di Eden, tramite il quale si può ottenere la conoscenza del bene e del male. E' lo scoglio da superare, il problema da risolvere, la luce in mezzo al buio che vediamo fioca e che vogliamo inseguire nelle tenebre, centrale rispetto ad ogni altra cosa. Così l'albero che dona la conoscenza del bene e del male al quale Eva ha attinto spinta dal risultato della nostra curiosità, per valutazioni talvolta di comodo, talvolta assolutamente giuste, talvolta ingiuste, il serpente che ci da il consiglio di proseguire, la mela di cui poi fa partecipe anche Adamo, sebbene Dio gli abbia intimato di non andare ne toccare ne gustare tale cosa.
Gesù afferma infatti in un discorso, chiedi e ti sarà dato, bussa e ti sarà aperto, perché lo scoglio del dover subire il male per goder del bene, se i presupposti e l'obiettivo sono a fin di bene, dona sicuramente il bene, Dio lo promette, ma dobbiamo passare lunghi giorni ad affrontare i tanti problemi che derivano dalle nostre scelte e dalle nostre azioni.
Ad Abramo, quando si incammina verso la terra promessa dice di non temere, perché Dio è sempre al nostro fianco e il Signore è la porta per ottenere ciò che si desidera.
Quindi bisogna essere la luce, stimolare la curiosità nostra e del prossimo per seguire ciò che Egli comanda ed ottenere ciò che Egli ha promesso.
Non è Elohim stesso che nel terzo versetto della genesi comandò che vi sia la luce ed essa fu?
Genesi 1
[3] Dio disse: "Sia la luce!". E la luce fu.
Quindi questo presuppone che dalla luce scaturisce la vita e la luce fu creata dall'eterno, colui che è presente nell'eternità, eternamente operante in essa.
Ma gli uomini hanno inteso che la vita era la luce stessa, confondendo colui che è stato creato dal creatore.