Psicosi individuali e caos sociale: riflessioni culturali | Come Capire
Psicosi dei singoli e psicosi sociali

Scritti


Psicosi dei singoli e psicosi sociali

Come vedo le psicopatie nella società Primordi del male di vivere

Di: Simos

Data: 2025/05/24

Domanda:

Nel 2025 sentirmi dire da uno psichiatra che “chi è davvero depresso non ride e non parla”… è semplicemente una vergogna. Assurdo. Inaccettabile. “Si soffre, ma sta gestendo tutto, da quel che vedo e che mi dice” cit. Non è vero. Non è vero che chi ha una depressione profonda smette per forza di parlare, di ridere. La verità è che tantissime persone convivono con un dolore immenso, eppure vanno a lavoro, escono, fanno battute, rispondono ai messaggi. Poi magari si chiudono in bagno a piangere. Crollano nel silenzio di notte. Si sentono vuote anche in mezzo alla gente. La depressione non ha una forma sola. Non è solo letto e buio. Mi dà rabbia che ancora ad oggi si pensa che la depressione e la sofferenza siano solo in un unico modo. Se è così stai male, sennò stai male ma non troppo per. Anche chi non si cura, è un segno di sofferenza. Chi non esce mai può essere sofferenza. Chi sorride può essere sofferenza. E tutto , se non gestito , nel tempo si può trasformare in altro. Quindi basta. Basta con queste frasi. Basta sentirsi invalidati anche da chi dovrebbe accogliere, capire, aiutare. Nel 2025 non possiamo più accettare questo tipo di superficialità. Non possiamo più sentirci dire come dovrebbe essere la nostra sofferenza. Poi ci meravigliamo se le persone cercano di salvarsi la pelle da sole e alcuni non riescono. Buona giornata.

Risposta:

Una persona afferma che il suo psichiatra le ha detto “chi è davvero depresso non ride e non parla” e lei ne è rimasta scandalizzata, in quanto la diagnosi a sua detta deve essere incontrovertibile e vera in maniera assoluta.

Beh penso che la frase dello psichiatra in questione, sia vera quanto qualsiasi diagnosi psichiatrica: nel 2025 il loro valore dipende ancora da caso a caso e tante volte da un momento ad un altro della storia sociale e del soggetto in questione ed anche da un interazione ad un altra.

In alcune situazioni si è consapevoli, attivi, e si fanno cose con la gioia di sempre, in altre o in altri momenti ci si sente incagliati e si trovano mille difficoltà ad affrontare anche solo un sorriso, per via un trascorso avuto che ha precluso o noi stessi ci siamo auto preclusi quella gioia, quella felicità.

La colpa non è mai univoca, il colpevole sia in noi che negli altri è tante volte sfuggente e non riusciamo ne a dargli una collocazione, né un senso, ne uno scopo, ne un nome e tante volte non è nemmeno il colpevole, ma siamo noi, nella nostra ricerca spasmodica, per non perdere il senso delle cose che accusiamo lui o quella cosa.

Non siamo certo dei pezzi di ferro: caldo o freddo, solido o liquido, con uno stato definito, figli di una realtà immutevole, ma siamo degli esseri con mille, anzi milioni di atteggiamenti e sentimenti rispetto a mille situazioni che ci si prospettano di fronte ed in ogni momento che ci troviamo ad affrontarne di differenti.

O perlomeno così ci sembrano queste situazioni, perché non le abbiamo catalogate e dentro di noi ve ne è un archivio disorganizzato e caotico.

In ogni attimo che viviamo siamo qualcosa di diverso, ogni attimo ci riserva delle sfide e dei premi. Dire che uno è depresso è come dire che un cavallo è bello o che un albero è verde.

E' impossibile valutare e dare una diagnosi ad una depressione, così come a qualsiasi altra malattia mentale.

E' il pregiudizio della gente che vuole una diagnosi, ma ci sono un sottobosco di problemi che molte volte non dipendono dal soggetto affetto da una patologia, ma da chi esegue il controllo su di Lui/Lei.

La maggior parte delle volte dipende dalle persone che si hanno attorno, tante volte da un pregiudizio anche ingiusto, altre volte da un trascorso, ma l'importante per la psiche della società è che sia data una risposta certa e definita come un pezzo di ferro. L'albero è verde, il fiore rosso e il mare blu. Non importa se sia vero, non vero, giusto o non giusto, importa che venga assimilato come soddisfacente per giudicare il soggetto dalla maggior parte delle persone.

Ancora nel 2025 si va per tentativi sia nella diagnosi che nella cura.

La maggior parte delle volte è solo una questione di sedazione non di cura.

Il problema molte volte dipende da con chi si parla sia da una parte che dall'altra. Una persona che ha fatto grandi cose sarà vista meglio. Una persona che sta antipatica sarà giudicata peggio di un cane randagio.

Non dipende ne dal cuore ne dalla capacità, dipende da cosa otteniamo in premio, a giudicare il soggetto giusto o sbagliato, come sempre una questione di convenienza sociale e di auto sedazione rispetto ad una realtà mutevole e tante volte incomprensibile ai più, se non spiegata con dovizia. Quindi può essere vista anche come un questione di comodo.

Molte volte è la popolazione stessa che decide che Lui/Lei deve essere così e Lui/Lei se non ha la forza di reagire è giudicato Depresso.

In sostanza più sta antipatica una persona più si desidera farla finire male, quindi i carnefici sono le persone che sanno stare a galla nella società che mandano a fondo chi non è desiderabile per riuscire a sua volta a respirare appoggiandosi sopra il suo cadavere. Una società dove le persone contano finché riusciamo a trovare un supporto. Quindi non si tratta tanto di depressione, schizofrenia o altre congetture senza dubbio discutibili, ma si tratta di una guerra che il poveretto o la poveretta di turno si trova a combattere.

Quindi i medici si pongono come paravento, contro tutte le malvagità che una società fatta da persone che attuano più o meno perfide contro alcuni indesiderati.

Le teorie psicologiche servono per dare strumenti alla vittima per affrontare una realtà meschina e predatoria e i farmaci servono soprattutto a stordire, per non far subire alla vittima in maniera eccessiva, le angherie ed arrivare agli estremi di cui siete tutti consci. Diciamo che i farmaci finora sono stati degli storditori sociali che facevano chiudere occhi e orecchie alla malvagità altrui e non esiste una definizione certa come per quando si valuta l'aspetto di un ferro.

Tante volte difatti siamo spettatori di spudorati omicidi sociali da parte di alcuni spietati soggetti di questa società che ipocritamente rinnega la pena di morte ma di sottobanco la tollera e tante volte la agevola.