
La Creazione
Genesi 1:1 - I Primordi
I Primordi della Creazione Genesi 1:1 - I Primordi
Data: 2025/05/24
Dec 1, 2024
Prologo - Come Dio comanda, Amen!
La Genesi è il primo dei cinque libri della Torah, poi vi sono Esodo, Levitico, Numeri e Deuteronomio.
Inizia con queste parole:
[1] In principio Dio creò il cielo e la terra
Traslitterate foneticamente dal ebraico in caratteri latini, leggiamo:
[1] Bereshit Barà Elohim et ha-sshamaim ve-et ha-’àretz
Mi ha sempre incuriosito il perché questo scritto inizi in una maniera così misteriosa, repentina e significativa e gli si attribuisce la pretesa di dare una spiegazione alla nascita dell'universo.
Il significato che si nasconde in queste parole è prezioso e dona senso a tante cosa che compiamo durante la breve vita che ci è concessa, esso è oltremodo preziosissimo per la storia dell'umanità e del mondo stesso.
La nostra percezione ci reclama tale Sapienza e tramite essa possiamo costruire la comprensione ordinata della realtà che tante volte sentiamo tante volte distante e dissociata rispetto ad aspettative che sentiamo ordinate e palesi.
Il seguente è il resoconto, per quanto possibile minuzioso, di tanti anni di faticosi studi che si sono intrecciati con tanti guai, fatiche, paure, sogni sconnessi, ma anche gioie, esperienze enormi, amicizie fantastiche, sudori e appagamento, prese di posizione inique ed altre estremamente giuste, costanti incomprensioni, ostacoli, prove e riprove e quant'altro possiate immaginare abbia fatto un uomo in 52 anni di vita vissuta appieno.
E' innegabile altresì che ciò che ne è rimasto è un timore, che sebbene tante volte non sia percepibile, è profondissimo e tante volte al limite dell'assurdo, in quanto la mia percezione della realtà è votata al dare un giudizio puro e corretto ad ogni cosa e tantissime volte questo è velato dai tanti trascorsi e dai tanti preconcetti che trovo nella realtà esteriore ed ai quali ho la pretesa di dare risposta immediata, corretta e fondata.
Tutto questo porta con se un carico di punizioni, incomprensioni, oppressioni e pure persecuzioni sistematiche, che dire eccessivo è estremamente riduttivo, che dire umiliante è estremamente dignitoso, che dire offensivo è oltremodo gratificante.
Cercherò di scomporre il testo di questo versetto in maniera graduale al fine di raggiungere la traduzione corretta, analizzando la traduzione in italiano che in generale è anche l'interpretazione universalmente adottata dalle varie religioni e nelle varie lingue.
Vi sono vari inciampi e difficoltà ai quali siamo messi di fronte nella lettura e bisogna valutarne e depurarne sia il complesso dei significati, che le particolarità, che ogni sfumatura.
La parola di Dio parlando di una realtà metafisica, ha una spazialità sia nella percezione, che nella logica, che nella capacità intuitiva, che per dare spiegazione agli enigmi per dare seguito alla saggezza e per applicare senno ed istruzione.
I Principi
Se applichiamo a questo versetto la lettura lineare di quanto riportato dai testi ebraici troviamo la seguente sequenza:
Bereshit (In Principio) Barà (Creare) Elohim (Gli Dei) et ha-shhamaim (e i due cieli) ve-et 'aretz (e la terra)
Quindi possiamo leggere:
I principi crearono gli Dei, i due cieli e la terra
Come sappiamo i principi racchiudono in se l'idea del tempo e se interpretiamo letteralmente la parola Elohim - "Dio", scopriamo che esso significa "i potenti", quindi otteniamo:
[1] I principi crearono I Potenti
Ma visto e assodato che la parola Bereshit si può anche intendere come divenire, allora otteniamo:
[1] Il Divenire creò i Potenti
Il Duale
Vediamo che Elhoim finisce con la particella grammaticale "im", che la forma grammaticale "duale" dell'ebraico, quindi è scritta plurale ma è interpretato al singolare.
Il duale può essere inteso come uno o due o più "cose", ma siccome l'interpretazione dipende da cosa andiamo a considerare, il singolare, piuttosto che il duale, piuttosto che un multiplo fino ad un numero infinito, si applica a seconda del contesto che andiamo a considerare.
Da ciò si deduce che ogni volta che pratichiamo una lettura secondo sapienza, possiamo ottenere un giudizio corretto sia con la minima che con la massima estensione interpretativa.
Questa forma verbale è presente in diverse parole, come i cieli e le acque.
Questo ci pone in una delle difficoltà più grandi quando riflettiamo sulla realtà oggettiva delle cose, in quanto oltre che oggettiva essa diviene anche sia personale, che collettiva che in ogni accezione, numero e forma.
Riflessione
Quindi riflettendo, talvolta siamo portati ed espandere i concetti che derivano dai ricordi considerati, ai limiti della realtà oggettiva, portandoci facilmente a perderci, in quanto tramite gli svariati rivoli considerati portano ad enormi divergenze, portandoci a fermarci esausti, vedendo in un solo istante tutte le strutture sapienziali. Comprendiamo infatti che ogni istante è ricollegabile a tutti gli altri e ciò ci porta ad un repentino sovraccarico di considerazioni.
Per via della multiforme natura della comprensione, per rendere il tutto stabile chi ha scritto tali testi ha fatto in modo di condensare al massimo ogni concetto, affinché potesse esprimere appieno ciò che è effettivamente la radice di ogni Sapienza, dando anche la possibilità in chi si incammina di comprenderne le estreme dinamiche di cui è composta la natura di tutte le cose.
La creazione
Con questa chiave di lettura, nel primo versetto, possiamo leggerne un evento che crea ulteriori creazioni e nel crearle fa si che ciò che è stato creato sia capace di proseguire la sua opera, creando a sua volta un seguito perpetuo, sia a se stesso che a tutta la creazione nel suo complesso, per è corretto interpretare la parola Bereshit come "Divenire".
Le lettere ebraiche non essendo solo simboli fonetici, portano altri significati che possiamo riassumere in: nome, valore numerico e significato del simbolo rappresentato dalla forma grafica.
Dobbiamo considerare che la lettera Alef è la prima lettera del nome Elohim ed anche la prima lettera dell'alfabeto ebraico.
Essa è composta graficamente da due yod (uno in alto e uno in basso) e una vav inclinata in mezzo.
Ora anche il tetragramma è composto da una yod e una vav, oltre che da due Het.
Alef
In questo versetto, essendo il primo, del primo capitolo, del primo libro della Torah, vediamo che vi si possono scorgere tre Alef in forma numerica.
Quindi agli inizi della creazione vi è il numero 1, prima di ogni cosa, nascosto alla vista degli uomini, l'Alef, che è parte integrante dei nomi di Dio, interpretabile solo tramite una valutazione estremamente profonda delle cose considerate.
Bet
La Genesi difatti inizia con la Bet di Bereshit che è il numero 2. In questa maniera si ristabilisce l'ordine esatto delle cose.
Silenzio
Quindi Elohim ha al suo interno il tetragramma ed il vero principio Alef non essendo visibile in principio è una particella senza vocalizzazione, quindi le due Het (soffio) che lo compongono, sono intrinseche della valutazione completa. Tutto nasce dal nome del Signore, il soffio, le cose non dette, l'intimo delle cose, l'invisibile, il silenzio, la privacy.
Quindi Elohim anch'esso diviene a sua volta creatore e così la creazione si completa in ogni istante creando se stessa dal principio essendo il tutto una conseguenza del moto eterno generante e generato dal soffio dell'onnipotente.
Vediamo quindi che ogni cosa opera secondo il principio della delega ed allo stesso tempo ne è parte integrante ed integrata, operante ed operatrice di ogni creazione.
Nel principio della creazione non vi è quindi una precisa determinazione, tutto può accadere in un momento o in un qualsiasi momento ma conosce perfettamente lo scopo che è l'aderire alla Sua natura.
Ogni cosa si configura come il prosieguo di un’intuizione che si compie nel tempo, attraverso i tempi e, permeando ogni cosa esistente, si compie attuando l'evoluzione che Egli dirige con la Sapienza e delegando al creato il compito di proseguirne l'azione e con ciò intuiamo, fino a percepirne precisamente la conferma oggettiva, che il creato desidera continuare ad attuare se stesso, in ogni istante e luogo ed in ogni eternità.
I principi quindi si rinnovano in ogni istante per l’eterno ed essi sono i genitori fertili di miriadi di altri principi.
Vi sono pure miriadi fini e quindi il susseguirsi dei cicli della vita e della morte, sono un unico movimento eterno ove il cambiamento è una costante che si compie per tempo, a suo tempo ed in ogni tempo.
Siccome ogni cosa è partecipe del divenire e perpetuandosi in ogni istante si rinnova seguendo la stessa medesima immutabile logica, ogni creazione ha come base le stesse dinamiche di quelle che l’hanno preceduta, portandosi però appresso tutte le conseguenze precedenti che si annullano o sono alimentate dalle valutazioni e rivalutazioni del loro beneficio o della loro tossicità.
Potremmo quindi affermare che ogni cosa si compie in vita: inferno e paradiso, sceol e redenzione, fuoco della geenna e conclamata virtù.
Essendo Bereshit parte, estensione e principio del creare ed essendo il creare una particella strutturale del moto eterno del divenire, è anche vero che il creare attua il divenire ed è da esso attuato, parte intrinseca e trainante.
Poiché il fare ne è la principale estensione, la decisione di dar atto a qualcosa di virtuoso dà seguito alla natura stessa di ogni cosa e questo genera una serie di conseguenze tali che l'idea creata diviene azione e l'azione in base alla sua forza, si completa traendo stimolo dalle valutazioni pregresse.
Quindi diremo che il creare o in generale un azione, inizialmente ha la necessità di trovare la forza di agire ed in seguito l’attuazione è proporzionale alla giustizia di tutti i suoi pregressi e dal giudizio sull'azione stessa.
Il divenire è percepibile nella misura in cui esso interferisce con la nostra percezione, parendo talvolta neutro altre volte immane.
Applicando l’agire lasciando agire e delegando pur essendo parte esso persegue la giustizia che gli è stata trasmessa, facendosi mezzo nel trasportare ogni cosa attraverso ogni tempo, lasciando in ogni tempo la percezione della Sua forza, l’immanenza della sua presenza, la luce della sua Sapienza nell'opera compiuta.
Trova costantemente giusto il provare a proseguire la sua opera e nel suo moto eterno attua la creazione facendo che le cose divengano a secondo il disegno che ha stabilito fin dal principio, essendo completato dalla potenza della giustiziA ed incentivando l'istruzione per agevolare stabilire le Sue leggi, in maniera che il creato risulti conforme al desiderio del Creatore.
In quanto Egli che è padre e padrone della forza e creatore di colui che opera la creazione stessa, trova che la compassione e la misericordia completino la sua opera in misura maggiore che sacrifici, prepotenze ed arroganze
La giusta valutazione del bene, male, giusto e ingiusto stabiliscono la giustizia essendo la forza solo una delle molteplici cose create, valutata da Lui in egual misura rispetto ad ogni altra cosa e funzionale allo scopo di stabilire giustizia e pace.
Nel tentativo di dare un senso, una direzione ed una stabilità alla società ed alla realtà comune, in maniera che le cose rivelate non siano troppo complesse e dissocianti ed altresì per rendere un pensiero condivisibile in maniera che tutti noi ci possiamo ritrovare e fare in modo da non disperderci in pensieri troppo estesi e valutazioni dissocianti l’uomo occidentale ha deciso di affermare che Dio sia una cosa sola, uno solo, anzi con la forma e le sembianze fisiche di uomo non sapendo nemmeno cosa si intende per uomo.
Dio, essendo in ogni cosa ed il fatto che il divenire ha la capacità di trasmutarsi in ogni istante, fa sik che eso si configuri come molteplice e con la capacità di rinnovarsi in ogni istante. Quindi essendo in ogni cosa ed in ogni percezione, per ognuno è cosa diversa, combattendo per ognuno lotte differenti con progetti differenti, ma concordi in misura della direzione che si intende dare al proprio desiderio e alla propria volontà.
Solo nel momento in cui ci si condivide un pensiero comune egli è Dio per tutti ma in tanti altri istanti e nei diversi destini, Egli, sebbene conduca ad una certa comunanza, è unico per ognuno pur restando lo stesso per tutti.
El era anche il nome che gli antichi abitanti delle regioni mediorientali avevano dato a Dio.
El è simile ad una preposizione tipo “il”, ed Hoà senza entrare troppo nei dettagli tecnico-semantici significa “essere”. Quindi diremo la creatura o la creatura che in seguito attua il resto della creazione è il frutto stesso della creazione. E’ il potere stesso, la conferma della volontà di creare ed è colui che porta la conferma del potere e della capacità di creare, esso è la testimonianza della conferma che è assegnata dopo la conferma dell’intuizione.
Gli Dei quindi sono tanti, lo testimonia anche La seconda Lettera ai Corinzi 8 6–5: “Dio è il Padre, “per noi”, e Gesù è il Signore” a testimonianza del fatto che sono più Dei e questi titoli si posso attribuire in maniera arbitraria a chi sono effettivamente i più potenti in quel determinato istante.
Difatti come testimoniano le prime tre parole dei testi biblici, senza la propria volontà di creare non può esistere ne Dio ne niente. Se si danno delle risposte preconfezionate non si stimola lo sviluppo di teorie ne di alcunché. Ne in se ne nel mondo che ci circonda.
Il primo versetto della Genesi, dopo “Bereshit Barà Elohim” prosegue con “et ha-sshamaim ve-et ha-’àretz”, che significa letteralmente ed i due cieli ed anche il luogo.
I Cieli
I cieli, come due stati della percezione ed ora, prima che siano assimilati all'acqua da Dio stesso, non hanno l’argine del firmamento, o divisione o separazione che dir si voglia, o ancora quel limite che faccia mantenere l’equilibrio tra ogni cielo ed ogni mare, tra me e voi tra voi e gli altri, tra le idee, simili, diverse e contrapposte. Non sono opposti e la percezione è unica e concorde nel descrivere le cose così come sono. La realtà o la società stessa hanno una sola direzione che confonde il bene ed il male, accomuna ogni cosa, le idee non hanno un senso e tutto sembra una cosa sola, una strada maestra è data da una valutazione arbitraria del vantaggio di chi decide che essa sia la strada da seguire. Essi altro non sono che guide cieche e sebbene se ne percepisca la dualità, la divisione, ognuno si dà forza ad affermare che sia quella giusta.
Vi è una certa concordanza di vedute, soprattutto per il quieto vivere e per un senso di comunità che si perde appena si gira l’angolo e tutti gli stimoli vanno in una sola direzione, dettata dalla confusione e dal ignoranza comune.
La Terra
Poi vi è la terra, il luogo metafisico sul quale si opera, la base su cui fondiamo le nostre idee, il nostro atteggiamento, il punto di partenza solido sul quale iniziamo a costruirci un nome, il posto ove coltiviamo i nostri sentimenti ed il nostro essere, talvolta è l’idea di base sulla quale ci appoggiamo per i nostri progetti.
Infatti si opera su di essa ed al suo interno, talvolta rivedendola e ridefinendone l'estensione, per sviluppare tramite la nostra coscienza e le capacità che abbiamo sviluppato, ciò che il nostro pensiero ed il nostro atteggiamento cerca di rendere un posto migliore senza tante volte riuscirci.
Ovvero la terra è il luogo ove cerchiamo di costruire tutto ciò che desideriamo per dirci soddisfatti, ove scaviamo per trovarne i problemi e scovarne i tesori e dove insistere per soddisfare i nostri bisogni.
E’ la cosa sulla quale ragioniamo per ottenere qualcosa di valore.
E’ ciò che è presente e che troviamo utile per cercare di dare un senso al nostro cammino, alla nostra vita, a tutto ciò che abbiamo nel cuore.
La terra è infatti ciò che coltiviamo in noi e nel mondo attorno a noi, come le foglie per una pianta, o la pelliccia per gli animali, o la casa per gli uomini, o la propria sapienza, la propria intelligenza e le proprie attitudini e capacità. Ma possono anche essere le nostre amicizie, un sogno, la