
La Creazione
Genesi 1:2 - Primordi
I Primordi della Creazione Genesi 1:2 - Primordi
Data: 2025/05/24
[2] Ora la terra era informe e vuota e tenebre ricoprivano l’abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque.
In lingua originale:
[2] Ve-ha-’àretz haytàh tòhu va-vòhu ve-chòshek al-pené teòm ve-rùach Elohìm merachéfeth al-pené ha-mmàim
Traduzione pari pari:
[2] E il luogo era informe e vuoto e oscurità sopra facce di abisso e Respiro di Dio vibrava sopra facce di le due acque
La cosa sulla quale ragioniamo o che ci si presenta di fronte è presente ma non vi abbiamo posto nessun pensiero, non l’abbiamo coltivata e non appena la concepiamo essa non ha né forma né sostanza.
Non è niente di specifico, semplicemente un luogo indefinito e pure oscuro nel quale non abbiamo ne alcuna concezione, ne forma ne alcuna luce.
Perlomeno percepiamo che vi è oscurità sopra ad un qualcosa che identifichiamo come un luogo profondo, cupo e misterioso, al quale in seguito saremo portati ad attribuire significati terrorifici e immaginifici, di solito fatalisti e incomprensibili, in quanto non vi abbiamo posto mente.
Non abbiamo ancora sviluppato nessun ragionamento per giustificare tale presentimento, nessuna strategia ne alcun piano, siamo nella più buia ignoranza, ma stiamo pure attenti a percepire se vi sia un qualcosa oltre questa tenebra, nell’abisso del reale e dell’inconcepito.
Le tenebre, l’abisso e le acque sembra che siano sempre esistiti. Sono lì, presenti. Sono il profondo del nostro intimo, sono l’abisso dei nostri pensieri, la confusione delle nostre idee, l’ignoto della nostra coscienza, l’inesplorabile profondità della realtà.
Poniamo che esse siano in ordine l’ignoranza, il reale e la confusione su di una determinata cosa che percepiamo, su un determinato argomento che ci è posto.
Esse sono quel limite a cui non abbiamo dato alcuna forma nel nostro pensiero, né hanno un aspetto definito nella nostra mente, in quanto per esse non nessuna giustificazione che ne validi il presentimento. Sono ciò che è ignoto ed inesplorato.
Esse sono parte eterna di ogni cosa e compaiono nel racconto senza che vi sia l’intervento di alcuno.
Sopra la confusione stanno attente le potenze, ovvero colui o coloro che hanno il potere e che osservano per valutare se vale la pena o meno dar un senso ed un prosieguo a questa ignota confusione.
Egli non ha dato alcun ordine, perché è il Suo spirito, aleggiando sopra di esse, è la presunzione che vi sia qualcosa e sta semplicemente valutando se e come dargli una forma, se e come dargli un senso e se ne vale la pena farlo, per renderle cosa intellegibile per dar seguito all’idea stessa, per effondere la sua sapienza, per dirimere i dubbi ed ottenere la libertà che dalla verità su di esse deriva, tramite i sapienti ordini che uscendo dalla Sua bocca ammaestrano il creato e quindi portano infine a dare un giudizio capace di "soddisfare ogni palato" e quindi ogni verità, pure quella su se stesso e sulla natura stessa di ogni singola cosa ed Egli trova che tramite la giustizia possa dar seguito alla sua idea ed alla vita stessa. Niente ha forma e non vi è né luce, né ordine, né comprensione, solo l'ignoto, un dubbio, tanti dubbi.
Questo aleggiare significa anche vibrare o temere, tremare è come quando si è al di sopra qualcosa, un pensiero o un idea e sospettiamo che abbia qualcosa da rivelare. In fondo all’ignoto sospettiamo che vi sia altro da esplorare, ma non vi è la luce ad eliminare la cecità che ci fa solo presagire cosa vi sia nell’abisso dei nostri dubbi irrisolti.
Qualcosa che però è presente, immanente ed incombente. Al di là dell'oscurità vi è la risposta.
E lì alcuni sono in veglia ed altri come se stessero assopiti dentro una tempesta e vivono tranquillamente accontentandosi di percepire, senza avere il potere per poter dirimere le tenebre di una profondissima e cieca notte, ma solo presagendo che oltre vi siano le risposte a tutti i perché.
Ma i potenti, tramite la loro volontà e dando ordini perentori ed efficaci, sono in grado di spingere la creazione ad affrontare il viaggio che porta ad evolvere stabilendo ciò che il loro cuore desidera sia fatto, perché il soffio dell’Onnipotente guida la creazione con la giustizia che viene dal Signore ed avendo ereditato il dono della sapienza, li porta ad ascoltare ogni voce, ove ognuna ha il peso esatto che il Signore è in grado di giudicare con giusto giudizio.
Come quando il vento comincia a frusciare nella foresta e si ascolta nel silenzio ogni rumore, cercando di capire quale sia il rifugio adatto e la strada giusta sulla quale proseguire, per arrivare salvi a veder la luce del mattino.
Le acque sono un duale come i cieli. Entrambe le parole derivano dalla stessa radice:
ha-maim = le acque
ha-sshamaim = i cieli
la particella duale "im" significa sia una cosa che molte cose o un accumulo di cose, un insieme, o anche due. ora nella realtà questo concetto si può riferire ad un momento in cui che pensando in maniera profonda ad un trascorso, osservando con attenzione ed associando uno dei suoi specifici particolari ad un qualsiasi passo biblico, notiamo che la mente ci porta a valutare ulteriori considerazioni che portano a loro volta ad ulteriori fino ad espandersi in maniera tale che le considerazioni su di esso si fanno talmente estese che cediamo per via del fatto che è impossibile continuare a considerare tutto ciò che vorremmo valutare per via della sua enorme estensione. Quindi all'inizio possono essere due considerazioni e facilmente ci troviamo ad esserne sopraffatti.
Elohim volendo considerare attentamente i passi che deve compiere, si mette in ascolto al di sopra di tale grandiosità.