
La Creazione
Genesi 1:4 - Primo Giorno
Primo Giorno Genesi 1:4 - Primo Giorno
Data: 2025/05/24
[4] Dio vide che la luce era cosa buona e separò la luce dalle tenebre.
Quindi Elohim avendo valutato tali cose, comprende che esse sono giuste per proseguire con successivi i passi, e tramite un atto di volontà riflessivo, valuta in se stesso, tramite la giustizia del Signore, se ciò a cui ordinato di esistere è cosa buona o meno, se l'atto che ha ordinato è giusto o meno, se ciò è cosa completa della sapienza che ha dato inizio all'opera e valuta "buono" ciò a cui ha dato ordine perché si compia.
Un altro verbo, vedere. Dio "vide" nel momento in cui egli gli applicò un giudizio o ebbe la volontà di giudicare ciò che aveva creato e giudicò che il fare è cosa buona o come se il creare ci rende capaci di vedere e ci stimola a giudicare ciò che abbiamo realizzato, l'avere intenzione non basta quindi, ci lascia in uno stato di mezzo nel quale siamo impediti dall'applicare un giudizio se non quello che per noi è luce e quindi è quando facciamo che noi siamo capaci di vedere e giudicare una cosa in maniera cosciente, spuria e con cognizione di quella specifica cosa che ha attirato la nostra curiosità.
Difatti cos'è questa luce di cui parla? La luce stessa? si può darsi, ma associando la luce ad una nostra percezione potremo paragonarla alla curiosità o un interesse particolare, qualcosa sulla quale vogliamo indagare, o il risultato di un'analisi preliminare per la realizzazione di un progetto.
Quindi una volta che ha giudicato buono, di valore, di interesse ciò su cui ha puntato il suo interesse, "separò" la luce dalle tenebre, come ad indicare che egli ha estratto una luce dalle tenebre e nello stesso tempo ha tolto le tenebre dalla luce. Questo separare è come l'atto di approfondire l'argomento di nostro interesse ed espandere ciò che è buono e ciò che è cattivo in maniera tale che i due elementi rimangano distinti ed inconfondibili.
Quindi una volta che ci diamo quest’ordine comprendiamo che il volere la verità crea tanta più separazione tra verità e menzogna, anche se entrambi sono parte della stessa natura, sempre un idea rimane, sempre una curiosità senza effettivo fondamento, un semplice giudizio senza validi punti di valutazione. Un idea tanto intangibile come la luce e le tenebre stesse e percepibile solo nel momento in cui si ha la capacità di vedere.
Il vedere non ha un azione in se stesso, ma è una dote, una cosa che riceviamo, certo vi è pure la volontà di voler vedere ma il vedere è un atto riflessivo e non puramente azione, mentre il dire e il separare sono atti di volontà nei quali la volontà è manifesta.
La differenza tra il vedere, il dire ed il separare è in quanto è manifesta a chi le applica l'intensità dell'azione ed il tipo di ritorno emotivo e sapienziale che ne si ottiene dal giudizio che si attua al compimento delle stesse Nel dire vi è un atto che ogni bambino sa compiere, quindi è una cosa piuttosto semplice per chiunque aprir la bocca e dire cose a caso, e difatti è anche una cosa che se non controllata a dovere facilmente diventa stoltezza e vergogna.
Il vedere è un atto nascosto e si compie rendendoci consapevoli di ciò che abbiamo visto solo nel momento successivo all'azione.
Come un riflesso fa percepire forme che si rivelano poi altro, quando le analizziamo con più attenzione, la luce delle cose create si rivela nella sua piena bellezza solo nel momento in cui abbiamo consapevolezza della forma che abbiamo solo distrattamente percepito.
Il vedere, il percepire, l'intuizione, sebbene si sviluppino dall'agire, sono cose "date", doni che abbiamo ricevuto agendo inizialmente su cose ignote, sulla materia informe, mentre i secondi sono cose alle quali si deve applicare una certa qual forza in maniera che si esprima appieno la volontà.
Il separare è l'atto prevalentemente pratico, manuale e talvolta brutale con cui si da una forma a ciò che abbiamo valutato tramite il dire ed il vedere.
Il giudizio è frutto del pregresso e si valuta continuamente ciò che si è appresso vegliando sul nostro desiderio di espandere ciascuna Sapienza.
Ogni giudizio è frutto di considerazioni su intuizioni pregresse su ciò su cui intendiamo porre la nostra attenzione e ogni volta che giudichiamo in maniera consapevolmente giusta, valutiamo pure il grande valore della conoscenza in quanto si alimenta dal desiderio stesso di conoscenza, fin quando è una necessità per avvalorare il nostro obiettivo e sciogliere così le promesse che abbiamo fatto all'Altissimo, Signore di tutte le cose. Ciò infine concede la Sapienza nell'area specifica dello scibile considerato.
Questa è l’origine della giustizia, che tramite la verità che la Sapienza concede e dalla quale è generata oltre che ogni luce che da questo moto è generata porta consapevolezza e verità, ovvero l'origine di tutte le cose.
Quindi diremo che sia l'inizio che il fine di ogni cosa è lo stabilire la giustizia e solo applicandola abbiamo modo di comprenderla e quindi affilandola tramite ogni conoscenza, essa può essere infine stabilita.
Anche dal male si può ottenere conoscenza, ma non essendo giusta non può trionfare ne esser valutata come Sapienza, in quanto non avendo in se Giustizia risulta impura per coloro che ci valutano.